Il processo di datificazione e digitalizzazione, avviato con l’avvento della Rete Internet e consolidato lungo gli ultimi decenni con l’affermarsi del cd. Internet delle Cose (IoT) e degli strumenti di Intelligenza Artificiale (AI), rappresenta una delle direttrici della contemporaneità e coinvolge
ogni ambito della vita quotidiana e delle attività economiche, ponendosi come elemento centrale nell’affermazione della c.d. data driven society.
In conseguenza di tale processo, i beni digitali costituiscono una categoria che si (im)pone alla riflessione non soltanto delle scienze informatiche e computazionali, ma altresì a quella delle scienze sociali, economiche e giuridiche, nella ricerca di un punto di equilibrio tra ragioni della tecnologia, esigenze del mercato e valori della persona umana/soggetto di diritto. Sui beni digitali, ed in particolare sulla categoria degli “information goods” convergono gli interventi della “Strategia Europea dei dati”, indirizzata a garantire il principio di libera circolazione dei dati nello spazio europeo ed a rafforzare la posizione dell’Unione come leader nella data driven society a livello globale.
Il presente studio si indirizza ad offrire un possibile itinerario ricostruttivo dei criteri di qualificazione dei beni digitali come beni giuridici, ed una ipotesi di tassonomia con particolare riferimento alla categoria degli information goods e dei dati digitali, evidenziando con riguardo a questi ultimi, la difficoltà di definizione di una categoria unitaria, proprio in considerazione delle profonde differenze tra le tre tipologie di dati che ad essa possono ricondursi (dati personali, dati non personali e dati a-personali) e della disciplina data protection del GDPR.