Pavel Aleksandrovič Florenskij (1882-1937), incarna un profilo personale del tutto particolare.
Fu infatti presbitero ortodosso, matematico, scienziato, filosofo, teologo, linguista, biologo, critico d’arte e tanto altro ancora.
Basta questa pletora di competenze, che nel nostro furono sempre assai radicate, per dare una prima idea della complessità e della singolarità del personaggio, che, per indole, rifuggiva qualsiasi forma di estemporaneo dilettantismo, preferendo approfondire sempre, fino alla tensione massima, ogni materia oggetto del proprio interesse.
La figura di questo genio assoluto - che molti hanno paragonato, per la vastità dei suoi interessi a una sorta di Leonardo da Vinci contemporaneo – è dappertutto, nel mondo, in fase di piena rivalutazione.
Anche in Italia – e per verificarlo basta scorrere un qualsiasi repertorio bibliografico – lo è da anni ormai.
Per Florenskij, come nel libro si cerca di dimostrare, la consapevolezza matematica non fu mai disgiunta dall’idea che attraverso numeri, funzioni e forme geometriche l’uomo possa maturare il miglior punto di vista possibile sulle cose terrene e anche, soprattutto, su quelle oltremondane.