La crisi finanziaria esplosa nel 2008 è stata affrontata rafforzando e centralizzando la regolazione e la vigilanza a livello europeo, con la creazione dell’Unione bancaria e di un corpus normativo ponderoso e complesso, più adatto a grandi banche attive internazionalmente che a realtà medio-piccole. Le complessità che accompagnano le dinamiche “interne” dei mercati bancari si innestano in un contesto generale dove la transizione digitale, energetica e verso la neutralità climatica avvia una nuova stagione di diritti e prospetta valori e interessi emergenti, dei quali anche le banche non possono non tener conto. È dunque in atto un profondo cambio di paradigma della regolazione e della vigilanza bancaria, che richiede un approccio aperto, poliedrico, inclusivo. La preponderanza di norme tecniche rigide e di eccessivo dettaglio impedisce uno sviluppo sostenibile del mercato bancario e ostacola il recupero di valori nuovi o rinnovati, frutto delle mutevoli aspettative di società complesse e pluralistiche. Le regole dovrebbero invece essere equilibrate, consentire la ponderazione e il bilanciamento di interessi diversi, “eccentrici”, talvolta confliggenti, con il minore sacrificio possibile dell’interesse che nel caso concreto deve cedere il passo.
Questo lavoro affronta tali questioni riflettendo sul ruolo di principi o clausole generali per l’affermazione giuridica e la cura di diritti, valori e interessi pubblici e privati rilevanti e proponendo un approccio metodologico interdisciplinare all’applicazione della proporzionalità nell’ordinamento bancario, grazie al quale affrontare talune incertezze e contraddizioni emerse nella prassi dell’ultimo decennio - soprattutto per quel che riguarda il bilanciamento tra i vari interessi in gioco - che hanno contribuito a causare indesiderate inefficienze regolatorie con esternalità negative sulla conformazione del mercato.