Dopo la crisi del 2008 il neoliberalismo è finito sul banco degli imputati, chiamato a rispondere della crescita delle disuguaglianze, del potere dei colossi finanziari, della precarizzazione del lavoro, dell’individualismo e dell’egoismo sociale divenuti senso comune. Epp ure c’è stato un tempo in cui la promessa di felicità neoliberalescaldava i cuori, prospettava un mondo fatto di libertà e auto-realizzazione. Questa ideologia enigmatica e mimetica, rimasta ai margini del dibattito politico per gran parte del Novecento, si è imposta all’attenzione globale negli anni Ottanta con Margaret Thatcher e Ronald Reagan. In una fase di interregno, dopo il trionfo del welfare state, queste due innovative leadership conservatrici presentarono il neoliberalismo come la migliore risposta alle contraddizioni ed alle aspettative deluse di quello stesso benessere, trasformando anche le rivendicazioni anti-sistemiche in una fonte di rinnovamento e legittimazione del capitalismo.
C’è stato un tempo in cui il neoliberalismo è stato egemone. Questo libro, mobilitando una costellazione di concetti e teorie che Antonio Gramsci formula nei Quaderni del carcere, risponde alla domanda su come lo sia diventato e propone un’ipotesi di genealogia del presente.