L’epoca dell’espansione dell’informazione contrattuale, che ha conosciuto la sua età d’oro a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, sembra avviarsi al tramonto. La sempre più diffusa critica al modello del contraente come agente razionale e il dominio della velocità tecnica negli scambi suggeriscono oggi nuovi paradigmi informativi. La massiccia quantità di informazione non corrisponde infatti a un contraente realmente informato e, anzi, i testi eccessivamente lunghi scoraggiano un’attenta lettura. L’informazione pare dunque, alla stregua del pharmakon platonico, esibire l’ambivalenza di una sostanza che è antidoto e allo stesso tempo veleno. Negli ultimi anni, i legislatori e i regolatori sembrano acquisire maggiore consapevolezza di questo problema. Così, nell’orizzonte giuridico si affaccia la sintesi informativa. È anzitutto (ma non solo) il diritto dell’Unione europea a evocare sempre più spesso questo nuovo referente. Coglierne il fondamento, l’emersione nel diritto posto, la valenza concettuale, la disciplina e, infine, il possibile destino, costituisce l’obiettivo di questo studio.