A partire dalla fine del secolo scorso, molteplici fattori, alcuni dei quali riconducibili a processi di trasformazione più ampi che hanno interessato le stesse categorie fondative dello Stato costituzionale, hanno inciso in profondità nel nostro sistema di giustizia costituzionale. Il giudizio sulle leggi, in particolare quello in via incidentale, in ragione di tali fattori, vive una fase di ridimensionamento, quantomeno rispetto al primato indiscusso delle origini. Al contempo, la frequenza e, in misura maggiore, l’intensità del tono costituzionale dei conflitti tra poteri, che proprio nello stesso arco temporale la Corte è stata chiamata a risolvere, sembrano essere in grado di dire qualcosa di molto significativo in ordine sia al peso che tale tipo di giudizio sta acquisendo nel sistema di giustizia costituzionale sia al tipo di funzione che l'intero sistema chiede alla Corte costituzionale di svolgere.
Da qui l’idea di un lavoro che, osservando la giustizia costituzionale dalla prospettiva dei conflitti tra poteri, faccia emergere l'impatto politico diretto di tali giudizi nonché il ruolo specifico della Corte costituzionale nel sistema dei poteri.
A tal fine, muovendo dal presupposto per cui dietro ogni giudizio della Corte costituzionale c’è sempre una complessa attività interpretativa, una prima parte del lavoro, quella del presente volume, si pone l'obiettivo di mettere in risalto, su un piano generale, quella stretta e imprescindibile connessione esistente tra interpretazione, costituzione e giustizia costituzionale e, su un piano più specifico, quello del nostro ordinamento, ciò che la giustizia costituzionale ha realmente rappresentato, grazie alla significativa opera della Corte, soprattutto nella dimensione relazionale con il potere politico e il potere giudiziario.
