Ricostruire la biblioteca di un grammatico non è sempre impresa agevole,   specie se il grammatico in questione, Giuniano Maio, in sintonia con una   temperie culturale che enfatizzava la lettura diretta degli auctores e tuonava   contro la fallace erudizione di compilatori medievali, amava dissimulare la   presenza nel suo scriptorium di materiali non proprio à la page, per non   incorrere negli strali di qualche integralista della valliana   eleganza.Pubblicato a Napoli nel 1475, il lessico De priscorum proprietate   verborum fu edito altre cinque volte, ben tre a Venezia. Il volume di Palumbo ne   ricostruisce le fonti, soffermandosi sul sospetto di plagio che grava   sull’opera, ed esamina la fortuna della pregevole compilazione.