Il 25 settembre 2022 in Italia “finisce” il Novecento. Il Paese si risveglia in un mix di incredulità, sorpresa, paura, rassegnazione, speranza e rinascita. Palpabile lo stato di depressione degli sconfitti, della sinistra allargata, divisa, frammentata, che si era presentata alla consultazione elettorale con la consapevolezza di una sconfitta annunciata. Con il Pd che paga la “grande mutazione”, da partito di sinistra a “partito radicale di massa” e la lenta deriva dai settori sociali tradizionali di riferimento e il M5S che, nonostante la netta sconfitta, sembra “rinascere” sotto nuove spoglie.
Dall’altro lato, la rivincita di un “agglomerato” politico ibrido, con tante divergenze interne, ma in grado di interpretare il nuovo tempo. Una destra di conio nuovo. L’esplosione dell’”effetto-Meloni” è interpretabile in un contesto complessivo in cui vecchi modelli e valori della società liberale subiscono i segni dei tempi, incapaci di andare oltre il relativismo radicale, cioè un mix di individualismo esasperato, formalismo, globalismo, intellettualismo, primato dei diritti civili. Una destra che lancia la sfida culturale per l’egemonia, contro gli assetti dominanti, politici e culturali. Un salto nel buio? Il ritorno al passato, con la riproposizione dei valori “Dio, Patria e famiglia”?