A meno di improbabili reincarnazioni o di spettrali reviviscenze, restiamo tentati di pensare che il Medioevo e la storia del diritto, la Chiesa e le sue origini, i diritti dell’uomo e le prime Carte, siano legati indissolubilmente e inevitabilmente al comune destino dei propri defunti autori. Proprio questa tentazione settoriale e l’incomunicabilità di ritorno che si instaura tra tali discipline si frappone ad un pensare più inclusivo e meno autoreferenziale. In un tempo che ci vede raggiungere conquiste insperate negli ambiti più disparati - analogici o digitali - davvero possiamo pensare che i saperi e le vecchie e nuove realtà non debbano comunicare? In un contesto progressivo di invecchiamento diffuso della popolazione occidentale, il paradosso in cui si incorre è quello di un giovanilismo di facciata, che sgretola e sente la necessità di fare a meno di eventi, visioni, riflessioni e contesti che hanno il solo difetto di essere stati accantonati e per questo motivo non più analizzati. Ma forse anche la nostra è un’epoca di contraddizioni solo apparenti, nella quale i diritti terranno insieme il Seicento e la legislazione dell’Unione europea, la dignità secondo Leone Magno e la Costituzione, le consuetudini feudali ed il diritto-nuvola, il cigno nero ed il lancio del nano.