PREFAZIONE
I ‘Quaderni’ della Cattedra Giorgio Luraschi giungono al terzo numero, ed è per me motivo di grande soddisfazione. Grazie, infatti, al notevole impegno dei miei cari allievi, Tommaso Beggio e Filippo Bonin, in questo volume vengono raccolti i testi delle relazioni tenute nel corso del Convegno internazionale dedicato a Crimini e pene nell’evoluzione politico-istituzionale dell’antica Roma.
Celebrato nei giorni 5 e 6 giugno 2019 presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Trento – nell’àmbito delle iniziative scientifiche scaturite dal programma per Giovani Ricercatori ‘Rita Levi Montalcini’ (2018), di cui Beggio era risultato vincitore – il Convegno ha visto la partecipazione di illustri Maestri – oltre che riconosciuti ed autorevoli esperti nel campo del ius criminale – della disciplina romanistica, nonché di giovani ricercatori già affermati per la loro serietà nell’indagine scientifica.
A quelle giornate aveva preso parte, con un intervento molto apprezzato, anche Marko Petrak, dell’Università di Zagabria, che neppure tre anni dopo ci avrebbe prematuramente, tanto quanto improvvisamente, lasciati.
Se è sempre doloroso ricordare un collega ed amico, ancor più lo è nella circostanza della scomparsa di uno Studioso che avrebbe potuto offrire ancora molti risultati, e a lungo, alle nostre discipline, e garantire – nel caso di Marko Petrak – in terra croata la continuità di una ‘scuola’ già promettente. La sua eredità, in ogni caso, non andrà perduta, poiché i suoi giovani allievi ne stanno proseguendo il magistero e hanno generosamente assunto la cura di trascrivere e regolarizzare la registrazione del suo contributo per la pubblicazione in questo ‘Quaderno’.
Per parte nostra, Trento e la Cattedra Luraschi intendono continuare a tenere vivi e fecondi i contatti con quella giovane ‘scuola’ così promettente, affinché essa possa sentirsi parte integrante di una koiné romanistica che, in un’epoca di chiusure e di rafforzamento dei confini, non soltanto geografici, supera le resistenze e le derive ideologiche in nome di un’esperienza storica e giuridica universalistica, poiché può essere ancora in grado di rappresentare un modello di inclusione e di civiltà.