Dopo la caduta del muro di Berlino (1989) e la riunificazione della Germania, superato senza le paventate difficoltà il millennium bag, l’Occidente sembrava avviato ad una nuova belle époque, nella quale la globalizzazione avrebbe assicurato progresso e prosperità.
In effetti, nell’ultimo decennio del secolo scorso e nel primo di questo millennio, a fronte di un aumento della popolazione mondiale pari a tre miliardi, il numero di poveri assoluti è crollato da due miliardi a circa 700 milioni. La globalizzazione ha quindi portato ad una crescita senza precedenti del globo.
Tuttavia, questa prospettiva si è presto rivelata molto fragile: prima l’attentato alle torri gemelle del World Trade Center (11 settembre 2001), poi le guerre in Afganistan (2001) ed in Iraq (2002), quindi le crisi finanziarie dei mutui subprime (2007-2009) e dei debiti sovrani (2010 – 2011) e, più recentemente, la pandemia da Covid 19 (2020), l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa (24 febbraio 2022) e l’attacco terroristico di Hamas ad Israele (7 ottobre 2023), hanno svelato un cambiamento profondo degli assetti geo-politici globali, un “cambiamento d’epoca”.
In questa fase storica, l’Unione Europea guarda con rinnovato interesse al Mediterraneo ed al ruolo che l’Italia può svolgervi, per dislocazione geografica e potenziale economico.
Unico tra i grandi Paesi fondatori con livelli di reddito ancora inferiori a quelli precedenti la crisi finanziaria del 2007-2009, e con un persistente divario territoriale interno, l’Italia è ora chiamata a gestire in modo consapevole il proprio ruolo in Europa e nel mondo.
Riforme e investimenti del PNRR, disegnati in piena crisi pandemica nell’ambito del NextGenerationEU, solo se inseriti in questa prospettiva storica, potranno avviare il processo di sviluppo necessario per scongiurare il rischio di una “uscita dalla storia”, che il calo demografico e la ripresa delle migrazioni interne mostrano incombente.
La tavola rotonda ha lanciato un appello, rivolgendosi in particolare alle classi dirigenti del Mezzogiorno: una “sveglia” a ritrovare coesione attorno ad una funzione del Paese, quale tramite tra l’Europa ed il Mediterraneo, a partire dai porti e dalle dorsali digitali.
I fenomeni che presidiano la globalizzazione, nel porre in crisi le funzioni degli Stati nazionali, richiedono una innovazione istituzionale che, in adesione al principio di sussidiarietà, rinnovi i ruoli svolti sia dell’Unione Europea, sia dai Poteri locali.
Una visione del futuro del Paese già presente, in altro contesto storico, nel “meridionalismo storico” di Sturzo e Gramsci, che convenivano sulla vocazione unitaria dell’Italia, con il Nord “zona naturale di commercio e comunicazione, che si irradia nel centro Europa” ed il Mezzogiorno “ponte naturale verso Oriente ed Africa, centro economico e civile punto di riferimento degli scambi”.
L’iniziativa di cui questa pubblicazione raccoglie gli Atti, programmata da Mario de Donatis, Presidente della Fondazione IPRES, è stata realizzata il 13 ottobre 2023, dopo la sua scomparsa.