La diffusione delle pratiche corruttive, nelle molteplici articolazioni della vita sociale, non può legittimare la ‘caccia’ ai corrotti attraverso una normativa speciale, che ciclicamente ritorna con i consueti tratti dell’approssimazione, del rigorismo repressivo e della simbolicità, a detrimento dei diritti inviolabili. Questa legislazione, improntata all’emergenzialità, privilegia la prospettiva deterrente in una penalità di sistema in cui
il processo è asservito ad una spettacolarizzazione degli scopi repressivi. Da essa deriva un processo con funzione dissuasiva, che altera il naturale rapporto tra accertamento e pena.