A sorpresa, nel dicembre 2017 il Senato della Repubblica è giunto all’approvazione di una complessiva riforma del proprio Regolamento, riuscendo così in quell’intento per cui sin dall’avvio della XVII Legislatura si era particolarmente spesa, senza successo, la Camera dei deputati.
È stata questa l’ultima di una lunga serie di riforme istituzionali approvate dalle Camere elette nel febbraio 2013, con la quale, ancora una volta, ci si è rifugiati nel diritto parlamentare per cercare di ottenere in via indiretta almeno alcuni dei risultati perseguiti invano sul fronte delle riforme costituzionali ed elettorali.
In una prospettiva di più ampio respiro, è stato questo l’ennesimo passo di un lungo cammino cominciato molti anni addietro che ha visto più volte le Camere mettere mano alla propria disciplina organizzativa e procedurale per rispondere a sempre più pressanti esigenze di governo, le cui prime – per quanto magari pallide – tracce sono a ben vedere rinvenibili già nella prima fase repubblicana ed anzi, ancor prima, in epoca liberale.