‘Inquisizione’, dice il Tommaseo, è “ricerca addentro a una cosa, o a più insieme che facciano un tutto reale o immaginato. La prima concerne specialmente le cose; la seconda, le persone e gli atti; o se cose, in quel che concernono le persone”.
Fedele a quel canone, questo libretto conduce, con sottile divertimento, una piccola ‘inquisizione’ sulla sentenza con cui, il 5 maggio 2020, il Tribunale costituzionale federale tedesco ha dichiarato l’illegittimità del programma di acquisto di titoli del debito sovrano da parte della Banca centrale europea. E ne mostra non soltanto l’essere punto d’annodamento di tante e rilevanti questioni di filosofia del diritto e di diritto costituzionale interno e internazionale, venendo in rilievo i limiti dell’interpretazione giuridica e i rapporti fra la Corte di Giustizia dell’Unione Europea e i tribunali costituzionali nazionali; ma anche, e soprattutto, la sua capacità di parodiare involontariamente la ben più rilevante questione (non soltanto giuridica, ma squisitamente economica) del grado di separazione fra la politica monetaria e la politica economica prescritto dai Trattati istitutivi dell’Unione Europea. Svelando, come in un perfetto romanzo giallo, il vero problema sotteso all’architettura economica dell’Unione: che è una ‘cosa’ che concerne al fine le ‘persone’, e cioè noi tutti, che a quella architettura istituzionale siamo assoggettati.