Nel giugno 2013 il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno emanato la Direttiva 2013/34/UE in materia di bilanci di esercizio e consolidato, con la finalità di garantire maggiore valenza all’informativa contabile e, allo stesso tempo, semplificare le procedure
amministrative delle piccole imprese. La Direttiva rappresenta da un lato la continuità del modello di bilancio comunitario, confermando postulati e principi del nostro dettato normativo, dall’altro un forte tentativo di omologazione ai principi contabili internazionali.
Tale ultimo aspetto è ravvisabile nelle definizioni che la Direttiva fornisce e che in alcuni casi rinviano agli IAS/IFRS, negli schemi di bilancio, che seppure configurati lasciano spazio a schemi “liberi”, ma soprattutto nell’introduzione di un metodo di valutazione alternativo al criterio del costo storico: il “metodo della rideterminazione del valore”. Esso, per quanto non declinato dalla Direttiva in termini di criterio, compito affidato ai legislatori nazionali, non potrà che essere espressione di valori correnti, allontanandosi così dalla nostra tradizione contabile, improntata al principio di prudenza, e avvicinandosi alla logica del fair value. Aspetto che non può che destare perplessità, legate alla constatazione del contesto economico-aziendale in cui i principi contabili internazionali traggono origine e delle finalità a cui tende il modello di bilancio internazionale, non coincidenti con quelle proprie della comunicazione contabile delle imprese di piccole dimensioni, che caratterizzano il tessuto economico europeo. Invero, grande rilevanza è assegnata dalla Direttiva all’informativa delle imprese medio-piccole, classificate con criteri quantitativi, dimostrando una particolare attenzione verso il ruolo di rendicontazione e comunicazione svolto dal bilancio, che può tramutarsi da mero atto amministrativo-gestionale a strumento di vantaggio competitivo.